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venerdì 10 novembre 2023

Continua la lotta per l'umanesimo il vero ed il giusto

9/11/23 appena arrivati alla 10,00 presso l'assessorato alla sanità di via Roma Cagliari

Presidio all'assessorato alla sanità sarda e incontro con delegati del Assessore alla Salute della Regione Autonoma della Sardegna 


Siamo stati ricevuti con molta cortesia nel Gabinetto dell'assessorato alla Sanità della Regione Autonoma della  Sardegna, SaDefenza in quanto espressione attiva della società civile si è sempre contraddistinta in questi anni di farsa pandemica e di distopia politica, nel manifestare pubblicamente in piazza con continue manifestazioni di rifiuto della pandemia e dei correlati atti discriminatori  con il green pass, abbiamo dato del nostro meglio per preservare l'identità umana di fronte a un'azione violenta voluta e dovuta dalla codardia dei nostri governanti in primis  governo Conte sic et simpliciter con lacchè  pseudoministri come quello alla salute Speranza.

Oggi dopo tanto rivoltare la situazione della provocatoria ulteriore ordinanza a distanza di oltre un anno dalla fine della farsa pandemica, siamo ancora a lottare per il bene comune e per far riaprire la porte alle giuste cure sanitarie che con eccesso di zelo alcuni amministratori di nomina politica hanno ridotto presso ospedali e sanità pubblica, continuando a perseverare nell'errore di imporre vessazioni con TSO illegittimi e incostituzionali , che ci ha spinto a insistere nell'incontro con le istituzioni affinchè correggano la visione distorta da appunto elementi non propriamente  umanisti.

Dopo l'incontro di ieri 9 novembre , che ci è parso essere proficuo e a favore delle genti e che da società civile rappresentiamo  abbiamo aggiunto alle istanze già rappresentate in presenza ulteriori documenti  che vi giriamo per conoscenza .
SaDefenza

giovedì 13 luglio 2023

Blitz segreto per “privatizzare” l’acqua dei sardi

Servitù militare, discarica a basso costo per rifiuti tossici di ogni genere, acque e territori preda dei famelici appetiti, e delle ben note manovre speculative legate al falso "green", delle multinazionali dell'eolico e del foltovoltaico.

E dovrebbe bastare a far luce sul chiaro "progetto" posto in essere da anni per questa povera Isola e, in particolare, per i suoi abitanti.

Impoveriti, derubati, forzatamente isolati da politiche di trasporto predatorie e inique; decimati da una endemica migrazione delle forze più giovani in cerca di opportunità formative e sbocchi professionali che in questa terra, strappata alla sua storia, alle sue radici, al suo ruolo geofisico di innegabile "protagonista" del Mediterraneo, ci si guarda bene dal far rifiorire.

Invece no. Sbuca a sorpresa: 《...una vera e propria partita a scacchi, tutta contesa, sottobanco blindato nelle segrete stanze della Regione.》 Un piano di privatizzazione scellerato teso ad annientare quelle scelte strategiche che avevano visto, nel Piano d'ambito del 2002, 《la gestione pubblica dell'acqua, come condizione essenziale per il futuro dell'isola.》

Ancora una volta, nell'omertoso e colpevole silenzio delle forze cosiddette "di rappresentanza popolare", la volontà dei sardi è ignorata e vilipesa. Volontà espressa con un autentico plebiscito che nel Referendum del 2011, con il 98,6% aveva visto 801.300 sardi dire no al furto del "bene comune" chiamato acqua
Segue l'articolo del giornalista d'inchiesta sardo Mauro Pili.  
SaDefenza 

domenica 13 settembre 2020

Antonello Boassa sull'ordinanza del presidente Solinas

All’amico Prof. Antonello Boassa chiediamo un parere su cosa pensa dell'ordinanza emessa dal Presidente sardo Christian Solinas

Sa Defenza



Abbiamo incontrato il prof. Antonello Boassa e gli abbiamo chiesto cosa ne pensava dell'ordinanza demenziale della RAS , del presidente Christian Solinas, il prof. ha individuato immediatamente la fonte del grande intellettuale che abbiano alla direzione della Regione Sarda, il quotidiano la Repubblica, che ha individuato nelle persone sane gli untori definiti asintomatici... e questo soggetto alla direzione della RAS ha preso per oro colato questa imbecillità riportata dal giornale delle fake news dettata dalle élite economiche globaliste ...





da non credere ci fa male  vedere questa realtà da pazzi,  certa gente  come il sergente Garcia al governo andremo sempre peggio perché a motivo della sua/loro ignoranza ci portano sulla strada senza uscita per la nostra terra già sofferente e martoriata dalle politiche disconomiche e antisociali che ci hanno ridotto in una delle regioni più povere dell'intera Europa  ... è ora di uscirne e dire basta a questa trama oscura, organizziamoci uniamoci e sosteniamoci a vicenda per buttare a mare questo osceno sistema satanico , W la luce W la libertà.


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martedì 5 novembre 2019

LA PLASTICA SOMMERGE IL PIANETA ...

LA PLASTICA SOMMERGE IL PIANETA ...


Vaturu Erriu Onnis 
Sa Defenza 


È innegabile ad ogni osservatore che ovunque ci giriamo siamo sommersi di plastiche , ogni settimana nella nostra differenziata almeno un giorno d'essa è dedicato al ritiro per smaltimento di plastiche, cestini dei rifiuti sono organizzati anch'essi per la differenziata e spicca anche lì quello delle plastiche.

Ciononostante, benché sia previsto il ritiro sotto casa , molte persone per inconsapevolezza o per distrazione o malafede  gettano le plastiche e rifiuti lungo le strade statali , extracomunali e di campagna... insomma una mancanza di etica che genera lo spettacolo osceno che spesso qui in Sardinya vediamo nei nostri territori, ma la cosa peggiore da sapere è che ci sono persone , per me troppe, che usano le plastiche per alimentare il loro caminetto  producendo fetide puzze nell'aria oltre all'inquinamento non salutare dovuto dalle sostanze incombuste e cancerose che poi respiriamo in casa e fuori, cosa ben peggiore degli inceneritori che almeno, si spera , hanno filtri di abbattimento di polveri , diossine e quant'altro si filtra  nel processo di incenerimento, ma è sicuramente più sicuro dell'incenerimento fatto da famiglie inconsapevoli e ignoranti nei caminetti dei paesi sardi.

Su questo punto il dito contro gli stessi abitanti ignoranti, ma sopratutto lo punto contro l'amministrazione regionale la RAS , incapace di educare all'uso equilibrato e normale dei riscaldamenti in Sardinya  in maggioranza a base di legna , sia per mancanza del metano  che di altre alternative.

Eppure se si è consapevoli del problema , visto le manifestazioni dei giovani per il cambiamento climatico , (che penso sia solo strumentale al sistema in quanto a detta della maggioranza degli scienziati indipendenti è dovuta all'attività solare e alla magnetosfera della terra che ciclicamente modifica le condizioni climatiche prospettive da analizzare su periodi di tempo in secoli e non come fanno gli pseudoscienziati pagati per avvalorare la tassa imposta sul CO2, che come sappiamo , ci è stato insegnato in terza elementare, è indispensabile alla fotosintesi   clorofilliana che trasforma oltre che in nutrienti per le piante anche in ossigeno,  studi fatti su brevi periodi di 30 anni sono inutili per capire le dinamiche dei cicli di Gaia) usiamo queste giovani energie espressa dai manifestanti come deterrente per rivendicare politiche che siano attente all'ambiente e al suo uso smoderato e inqualificabilmente contro natura.

Alla RAS (Regione Autonoma della Sardegna ) consigliamo visto l'incapacità di comunicazione , ma sopratutto l'incapacità di recepire problematiche prese per scontate come l'inquinamento da ignoranza sull'uso delle plastiche da gettare e riciclare, e per non considerare il notevole dispendio di energie gettate di conseguenza alla inerzia e responsabilità addosso alla sanità pubblica (quasi 4 miliardi) qui si vede l'importanza di combattere l'inquinamento cui sono assoggettati i paesi della Sardinya tutti gli inverni con questi fumi pestiferi scaturiti dal bruciare plastiche nei caminetti familiari. Consiglio alla RAS una campagna sui media di informazione  sugli effetti delle plastiche bruciate impunemente e altamente tossiche , insegnando a chi è ignorante che non vanno gettate  alle fiamme nei caminetti di casa,  spiegatene bene i motivi perché non si deve fare  così che la gente sappia a quali effetti dannosi incorre sia la sua famiglia che le altre vicine e lontane, e in caso di recidiva imporre multe dissuasorie dal continua a perpetrare il malcostume.






I problemi della plastica nell'ambiente oltre a dare una brutta immagine del nostro territori produce danni riparabili e irreparabili, intendo riparabili quando si può raccogliere e riciclare dovutamente questi abbandoni , ma irreparabili quando le plastiche per vari motivi entrano  a fare danni enormi alla fauna e all'ambiente in generale oltre a entrare nel ciclo di consumo umano con le particelle disciolte nei mari che poi mangiamo con il consumo di pesce.

I problemi correlati alle plastiche e al loro uso smodato e senza regole è dovuto a una cattiva amministrazione dei governi che non hanno pensato a benessere comune , ma hanno lasciato la gestione smodata e squilibrata dell'uso in ogni cosa e impacchettamento senza misura ne controllo; Si è lasciato chiudere la vetrerie che producevano bottiglie a basso costo per favorire le aziende amiche , vedi in Emilia dov'è localizzato il centro italiota più grande del business sulle plastiche, nessuna regola sulle plastiche usa e getta, invece di favorire  l'uso di materie biodegradabili o riciclabili o non dannose per l'ambiente, come le bottiglie in vetro, o di origine naturale come la canapa in tutti i settori industriali di produzione di cordame e tessuti di vario genere per tutti gli usi necessari delle famiglie e aziende a costi bassi com'era negli anni sessanta in Italia , la chiusura delle varie manifatture di lino e canapa messe fuori gioco dall'avanzata delle tecnologie non tassate delle materie plastiche ha distrutto queste aziende e manifatture ecologiche a favore di quelle plastiche altamente inquinanti per l'ambiente...

La Sardinya è circondata dal mare e abbiamo un patrimonio marino da difendere dall'inquinamento delle plastiche oltre che da tutti i vari rifiuti e liquami malgestiti dalle aziende metalmeccaniche energivore Eurallumina e Alcoa, minerarie di Furtei con l'inquinamento da arsenico e altro metalli pesanti e dalla raffineria di idrocarburi la SARAS altamente inquinate per la diffusione di ammine aromatiche policicliche, benzene e rifiuti di oli catramosi altamente inquinanti risultati dal ciclo produttivo  usati per la produzione di energia , (grazie a una legge per le energie da fonti rinnovabili è stata aggiunta l'aggettivo assimilati  approvata dal governo Prodi , così ha equiparato le fonti rinnovabili ai rifiuti di produzione delle raffinerie come gli oli catramosi usati per produrre energia, che sono estremamente  inquinanti  e cancerogeni definiti "assimilati" (maledetti) [1) e dalle produzioni di energia altamente inquinante a Fiume Santo condonata da politica e potere giuridico, aziende che non sono seguite come dovuto dai controlli dell'ARPA  Sardegna  libere e incontrollate e inquinanti . 
https://sadefenza.blogspot.com/2015/03/sardinya-aria-irrespirabile-e.html?m=1

Non c'è dubbio che vi è molto da fare in quanto a prevenzione e riforme per favorire il settore industriale senza quell'impatto ambientale negativo che necessita tutta la società postmoderna industriale e cybernetica è ora di favorire le aziende pulite e non inquinati.

Interessante lo studio della Università di Siena sul rischio plastiche in mare  che riportiamo a beneficio di tutti:
Il rischio delle plastiche in mare non è legato solo agli effetti che hanno sulla fauna marina, ma soprattutto al fatto che possono anche veicolare sostanze tossiche che vi si accumulano sopra.

Lo studio, primo nel Mediterraneo, apre la riflessione su un tema nuovo, anche alla luce degli effetti sulla catena alimentare legati all’ingestione delle plastiche in mare.
I risultati, seppure preliminari, tracciano una quadro complessivo poco roseo per il mare italiano. 
Il dato più importante che emerge riguarda la presenza di sostanze inquinanti: su tutti i campioni analizzati sono presenti contaminanti come mercurio, policlorobifenili (PCB), DDT ed esaclorobenzene (HCB). 
Il campionamento ha riguardato una sola tipologia di plastiche galleggianti le “sheetlike user plastic” (buste, fogli e teli), che rappresentano la frazione più abbondante del marine litter. A confermarlo anche i dati raccolti da Goletta Verde nel 2017, durante la navigazione lungo le coste italiane, affiancata dai ricercatori del progetto MEDSEALITTER che prevede la sperimentazione di metodologie per l’osservazione dei rifiuti galleggianti, con l’obiettivo di sviluppare protocolli comuni per la quantificazione del marine litter. 
Buste, teli e fogli di plastica, costituiscono il 65% dei rifiuti galleggianti monitorati e avvistati nel 2017 dall’imbarcazione ambientalista. Il 25% di questi è stato trovato nell’Adriatico centrale.  Studio di Legambiente e UniSi dove si analizzano le sostanze sui rifiuti plastici nel mare italiano  
https://www.controradio.it/legambiente-e-unisi-analizzano-sostanze-su-rifiuti-plastici-nel-mare-italiano/






Note 


1] Le fasi salienti della vicenda CIP6

• 1982 - Il I Governo Spadolini emana la Legge 308/82: nasce il concetto di “energia rinnovabile o assimilata”, in cui fonti di energia pulita vengono di fatto equiparate a sorgenti altamente inquinanti;
• 1991 - Il II Governo Andreotti promuove la Legge 10/91, che ribadisce la definizione di energia
“assimilata” alle rinnovabili, avvicinando i rifiuti organici ed inorganici al solare, eolico ed altre fonti;
• 1992 - Il Comitato Interministeriale Prezzi formula la delibera CIP6/92, istituendo corrispettivi
economici ai produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili ed “assimilate”: da questo momento,
gli inceneritori di rifiuti che producono energia iniziano a ricevere finanziamenti pubblici dallo Stato;
• 2001 - La Comunità Europea emana la Direttiva 2001/77/CE sulla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili: i rifiuti non sono contemplati nella definizione di “energia rinnovabile” e non è presa in considerazione alcuna forma di energia “assimilata” alle rinnovabili;
• 2003 - Il II Governo Berlusconi recepisce la Direttiva con il Decreto Legislativo 29 dicembre 2003, n.387, includendo tuttavia i rifiuti tra le fonti energetiche ammesse a beneficiare dei finanziamenti pubblici riservati alle fonti rinnovabili;
• 2007 - Durante il II Governo Prodi entra in vigore la Legge Finanziaria 2007: i soli soggetti in grado di accedere al conferimento dei CIP6 risultano i titolari di impianti già operativi, mentre per i futuri inceneritori di nuova costruzione non è previsto alcun finanziamento pubblico;
• 2009 - Per far fronte all’emergenza rifiuti in Campania, il IV Governo Berlusconi riapre la corsa agli inceneritori, garantendo l’accesso ai CIP6 anche agli impianti non connessi all’emergenza stessa.
1982: nascono le fonti di energia “rinnovabili o assimilate”
Nel maggio del 1982 il I Governo Spadolini introduce per la prima volta il concetto di fonte di energia “rinnovabile o assimilata”. La definizione è imposta con la Legge 29 maggio 1982, n. 308 (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale in data 7 luglio 1982), che identifica le “Norme sul contenimento dei consumi energetici, lo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia e l’esercizio di centrali elettriche alimentate con combustibili diversi dagli idrocarburi”. L’articolo 1, recante “Finalità ed ambito di applicazione della legge“, è esaustivo, utile a comprendere le origini della deriva culturale e tecnologica dei nostri giorni:
“La presente legge favorisce ed incentiva, anche in armonia con la politica energetica della comunità economica europea, il contenimento dei consumi di energia e l'utilizzazione delle fonti di energia rinnovabili anche attraverso il coordinamento fra le fasi di ricerca applicata, di sviluppo dimostrativo e di produzione industriale.
Agli effetti della presente legge sono considerate fonti rinnovabili di energia o assimilate: il sole, il vento, l'energia idraulica, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso e la
trasformazione dei rifiuti organici ed inorganici o di prodotti vegetali. Si considerano, altresì, fonti rinnovabili di energia il calore recuperabile negli impianti di produzione di energia elettrica, nei fiumi di scarico e da impianti termici e processi industriali, e le altre forme di energia recuperabile in processi o impianti.
L'utilizzazione di tali fonti è considerata di pubblico interesse e di pubblica utilità.”
L’articolo succitato verrà poi abrogato - assieme ai successivi 18 - dall’art. 23 della legge 9 gennaio
1991, n. 10, che ad oggi è lecito considerare quale il vero trampolino di lancio verso il dorato mondo delle incentivazioni statali riconosciute ai produttori di energia elettrica.

seguono ulteriori info sulla CIP6 al link sotto


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https://sadefenza.blogspot.com/2019/11/la-plastica-sommerge-il-pianeta.html


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venerdì 11 ottobre 2019

QUANDO CICCIOFORMAGGIO PERSE L’ONORE

QUANDO CICCIOFORMAGGIO PERSE L’ONORE

Gavino Sanna
Sa Defenza 


"Abbiamo ricevuto da un'amico questo pdf di Gavino Sanna, un tomo leggero ma denso, da leggere e ridere assieme per non piangere; con la sua ilarità e schiettezza l'autore ha colpito nel segno del racconto e ci ha convinto decisamente a pubblicarlo sulla nostra modesta pagina, affinché gli amici di Sardinya possano leggerlo come e quanto vogliono; da dire anche che ci si fa una certa cultura su eventi a noi sconosciuti e benché non si conoscano tutti i soggetti citati in campo come Ciccioformaggio (per noi di Sa Defenza già Sergente Garcia) e molti altri, è per noi come il caccio sui maccheroni per la grazia discorsiva e avvincente, dobbiamo ringraziare sinceramente e con grande calore "il pubblicista" Gavino Sanna, un sardo vero, (oggigiorno rari difficili a trovarsi ) dicevamo che gli siamo veramente grati per averci  svelato questi retroscena  a tratti buffi benché drammatici per la mancanza di serietà di questi politicanti, altra pasta  dei Mario Melis o statisti d'altri giorni; fatti incontestabili e molto molto esplicativi sul carattere,  lealtà, signorilità e dignità mostrata da Ciccioformaggio e company, veramente una classe politica indegna di alcuna fiducia popolare, oggi come ieri al governo della RAS,  a Cagliari " 
Sa Defenza

NON FARTI FREGARE DAI SENTIMENTI O SARANNO QUELLI AD UCCIDERTI 


DI TUTTI I PRESIDENTI CHE NON HANNO FATTO NIENTE, LUI LO FARÀ MEGLIO

Alghero. Mercoledì 14 novembre 2018. Squilla il telefono “Gavino, vieni a Porto Torres, vieni a vedere un cantiere nautico. C’è una barca bellissima, tutta di legno. È una vecchia imbarcazione. La sta restaurando Antonio Polese, un mago del legno, ultimo discendente della vecchia dinastia dei Polese turritani, tutti maestri d’ascia”. Io amo il mio paese, Porto Torres. Mi fa felice tornarci. Dopo qualche giorno vidi perciò quel barcone: bello, imponente, quasi pronto per essere inaugurato. Mi accompagnò un amico giornalista. Nel cantiere c’era un cameraman della Rai, il padrone del cantiere stesso (figlio di un caro amico d’infanzia) ed altri conoscenti. Ma quello che mi colpì del gruppo fu un signore piccoletto, che si muoveva come un cagnetto, come quei bastardini che vogliono essere accarezzati perché tu possa volergli bene. Questa maniera goffa di comportarsi nei miei confronti, non usuale nei sardi, destò la mia curiosità. Alla fine della visita quel signore mi domandò, con fare circospetto “Lei è disposto ad incontrare il futuro Presidente della Sardegna?”. Io risposi “Volentieri!”. Il piccoletto si riferiva a Christian Solinas, che avevo anche incontrato in altre occasioni. Invitai tutti a casa mia ad Alghero e venerdì 16 novembre avvenne l’incontro, a cui parteciparono il mio amico giornalista, il cameraman della Rai, il piccoletto ed il futuro Presidente, che entrò nell’atrio del mio appartamento con tutta la sua stazza. Io sarei stato contento di fare l’ennesima campagna pubblicitaria per un presidente della Sardegna. Christian Solinas parlò cordiale, non molto a dir la verità. Chi parlo di più, sperticandosi in lodi ed iperboli verso il Presidente fu proprio il cagnolino, “Il Presidente Solinas è una persona di primo piano, un grande stratega, sarà il presidente migliore”. Dopo la discussione facemmo le foto di rito, alle quali il mio amico giornalista, notoriamente di sinistra, sembrava restio a partecipare. Con un poco di imbarazzo, dopo mie varie sollecitazioni, anche lui si fece una foto ricordo con Solinas. Una foto insomma non si nega a nessuno! E che diamine! Poi ce ne andammo tutti a pranzo al Pavone, noto ristorante d’Alghero, dove chiacchierammo del più e del meno, non molto di politica. Il giorno dopo al telefono chiesi un parere su Solinas al giornalista mio amico, che mi rispose solo con una frase “Mi sembra una brava persona”. Nulla più. La sua risposta in realtà nascondeva un giudizio politico ben più articolato e forse più severo, ma io allora non ci feci molto caso, poiché preso dall’entusiasmo di aiutare un nuovo presidente, per di più di un partito a me molto caro, un partito che tra le sue fila aveva annoverato un gigante, un mio grande amico: Mario Melis

NON HO MAI SAPUTO DISTINGUERE SE ERA UN COGLIONE GRANDE O UN GRANDE COGLIONE

L’unica cosa concreta di cui si parlò in quel pranzo fu il prossimo appuntamento a Milano, dove avremmo approfondito l’argomento. Dopo pochissimi giorni mi raggiunse a Milano il cagnolino e il futuro Presidente della Sardegna. Venne col suo piccolo scudiero turritano, che appena mi vide cominciò a saltarmi addosso e a farmi le feste “Devi avere fiducia Gavino, il nuovo Presidente è una persona seria. Io sono di Porto Torres e ti offro tutte le assicurazioni possibili. Devi fare una campagna elettorale per noi, devi avere fiducia” mi disse. Io risposi che avrei accettato, ma solo se mi avessero lasciato fare una campagna poco politica, ma di grande amore per la Sardegna. Il futuro Presidente mi rassicurò “E’ proprio quello che voglio fare. Vorrei circondarmi delle menti di maggior valore della Sardegna. Le chiedo se Lei accetterà il fatto di lavorare con me in questa campagna elettorale e poi diventare l’ambasciatore della Sardegna nel mondo”. Io risposi di sì in maniera naturale e ci salutammo cordialmente. Non l’avrei più visto, ma questo allora non potevo saperlo. Dopo due giorni ricevetti una telefonata dal suo cagnolino, in cui mi si pregava di fare in fretta, che la campagna sarebbe entrata nel vivo a giorni. Lo rassicurai e mi misi al lavoro. Pensavo ad un lavoro diverso rispetto a quello fatto con altri presidenti della Sardegna, come Renato Soru e Ugo Cappellacci, a cui molto modestamente avevo contribuito all’elezione. In pochi giorni scrissi tutto di getto, come sempre mi accade per le cose che amo fare. Come mi capitò per la Barilla, la birra Miller o Giovanni Rana. Mandai personalmente a Solinas, ed anche al suo cagnolino, 27 annunci più 5 per quelli che io chiamo “I vengo anch’io”, cioè le liste che accompagnano ogni Presidente, ma che avrebbero appoggiato qualsiasi altro, purché lo avessero ritenuto vincente. Non mi aspettavo una risposta immediata. Poi finalmente la risposta arrivò, di sera. Dall’altra parte della cornetta il piccoletto turritano “Gavino, abbiamo proposto la tua campagna alla direzione del partito: è stata bocciata, considerata banale, inoltre simile a qualche tua campagna precedente. Ma soprattutto è stata giudicata troppo semplice. Questa sera ti chiamerà Solinas”. Già, troppo semplice: a me, che vengo apprezzato da tutti per la semplicità con la quale ho costruito i miei successi di pubblicitario. Rimasi di stucco, meravigliato. Bocciato da un branco di incompetenti, bocciato uno che ha fatto migliaia di campagne tra cui una a Richard Nixon. Avrei voluto sapere chi fossero questi professori della comunicazione. Aspettando la risposta sono quasi invecchiato. Non ricevetti più nessuna telefonata. Scapparono tutti, Presidente e cagnolino compreso. A Milano avevamo anche parlato del mio compenso. Mi avevano accennato che avrebbero procurato degli sponsor e rispettato gli accordi. Con l’invio degli esecutivi, come da loro richiesto, il mio lavoro era finito, pertanto avrei dovuto ricevere il compenso stabilito, che in realtà era la questione che mi interessava di meno, visto che tra l’altro si trattava di una miseria. Con la loro fuga persi soprattutto il sogno di una Sardegna nuova che mi ero immaginato grazie al nuovo Presidente. Mi rimase solo l’emozione dell’incontro con Mario Melis di tanti anni prima. Sempre a Milano, senza nessun cagnolino. Mario mi regalò il suo distintivo, voleva che lo indossassi. Per me fu un onore e mi commossi tanto. Attraverso quei piccoli moretti del distintivo io pensavo che la Sardegna potesse essere la più bella terra del mondo.






































LA DIGNITÀ VALE PIÙ DELLA VITA

La Sardegna bisogna accudirla con amore, raccontarla con garbo, prenderla per mano. Ma tutte le volte che io rientravo nell’isola la trovavo sempre peggio. E allora mi veniva in mente una frase dell’ex presidente della Francia Charles De Gaulle di ritorno da un viaggio, quando gli chiesero un giudizio su una delle sue terre preferite: il Brasile. “Generale com’è il Brasile?” e lui rispondeva “Fantastico. È la terra del domani, peccato che rimarrà sempre cosi!”. Ecco, queste frasi mi facevano pensare alla Sardegna: la terra dell’eterno domani che non arriva mai. E lo dico da ottimista, anche se può apparire paradossale. Il sardo ce la mette tutta, ma poi per un motivo o per l’altro si ritorna al punto iniziale. Sembra la nostra condanna.

QUAQUARAQUA SI NASCE E SI DIVENTA

Un giorno di tanti anni fa venni invitato a Cagliari per una conferenza importante e proprio Mario Melis mi chiese “Gavino, cos’è la Sardegna per te?” io replicai senza pensarci sopra “Una bellissima cartolina illustrata poggiata su un bidone di spazzatura”. Gelo in sala e fine della trasmissione.  Tutte queste cose in realtà mi vennero in mente a Milano, dopo che ci lasciammo col futuro Presidente Solinas. Perciò il giorno dopo mi misi in pista, molto concentrato e cercando di trovare le frasi giuste, che ben rappresentassero l’essenza della nostra meravigliosa isola e le indicassero per lo meno una via d’uscita, che poi deve essere applicata. Specialmente dai politici. L’esito delle mie idee invece fu il siluramento da parte di quella specie di politburo sardista. Venni quasi assalito dalla paura e dall’incertezza: forse sarei dovuto tornare a scuola. Per una sorta di curiosità telefonai ad alcuni amici, legati al partito o vecchi militanti. Chiamai per primo un amico carissimo: Giacomino Sanna. Lo conoscevo dai tempi di Sassari Sera. Per tanti anni era stato segretario politico regionale del Psd’Az. Raccontai ciò che era successo e lui mi chiese chi fossero i garanti di quella specie d’imbroglio. Appena gli feci i nomi, specie del cagnolino, disse solo “per carità”. Non aggiunse altro. La sua era una sentenza, la mia una dabbenaggine per essermi fidato di quella gente. La seconda persona a cui telefonai fu un altro giornalista, ora Presidente dei Quattro Mori: Antonio Moro, quasi uno scherzo del destino. Saputa la cosa Moro replicò “Non è possibile, vedrai che Solinas ti chiamerà, tutto si sistemerà”. Le ultime  parole famose. Quasi beffarde. Tuttavia speravo che Antonio Moro fosse sincero. Mi venne in mente anche di pensare male, ossia che Salvini se ne infischiasse altamente di Solinas e che la campagna elettorale la conducesse direttamente lui, in sostituzione del Presidente. Avevo ragione. Infatti per un periodo a Cagliari si vedevano solo le “vele” di Salvini. Il suo faccione che troneggiava ovunque, assieme al simbolo della Lega. In piccolo, quasi con vergogna, la scritta: vota Christian Solinas Presidente. Io però mi rodevo dentro, quante storie avrei voluto raccontare: il turismo, la cultura, gli artisti, il mare, il pecorino, il viso antico degli anziani. Tutto soffocato da Salvini, che sotterrava la nostra cultura mettendoci sopra la sua faccia. E i sardi gli hanno pure creduto. Solinas ha vinto infatti scomparendo e con lui è scomparso un gran pezzo della nostra cultura, fagocitata dai leghisti, anche sardi, che nell’adesione al Carroccio vedevano una possibilità di sistemarsi senza lavorare. Già da quei giorni infatti era cominciato l’assalto alla diligenza, tutti a voler ricoprire una carica. Io immaginavo l’improvvisa apparizione del vaso di Pandora, che ha una storia affascinante. Pandora era la figlia di un adoratore di Zeus, che per il suo matrimonio regalò a lei ed alla famiglia uno stupendo vaso. Quel vaso doveva però rimanere intatto, poiché conteneva le meraviglie del mondo. In caso contrario, se si fosse rotto, sarebbero uscite dal suo interno delle sciagure, delle cose tremende. A me questa caccia alle poltrone dette l’impressione che il vaso di Pandora si stesse per rompere. Dentro c’erano indagati, disonesti e corrotti. Gente di ogni risma. Nel frattempo volevo capire chi fosse in realtà il Presidente, perché con me, in sua presenza, aveva quasi sempre parlato il suo cagnolino. Mi capitò di leggere, era gennaio, un articolo su Solinas di Gian Antonio Stella, famoso giornalista del Corriere della Sera, in cui era scritto che la Sardegna avrebbe avuto un nuovo Presidente: si sarebbe chiamato Ciccioformaggio. Stella immaginava Solinas da bambino con i suoi amichetti che lo prendevano in giro per la sua corpulenza e soprattutto per la sua faciloneria. Uno così, da grande, di quali personaggi si sarebbe potuto circondare

I SOGNI CHE NON DIVENTANO REALTÀ NON SERVONO A NIENTE

 Alla corte dei re si è sempre trovato di tutto, ma nel passato Re e Papi si sono spesso circondati di personaggi geniali, di grandi artisti e consiglieri. E poi c’erano i paggi ed i giullari, coloro che  facevano ridere, ma che non godevano di alcuna considerazione e si accontentavano di qualche mancia e pasto a scrocco. Ora le cose si sono capovolte. Alla corte dei politici sono scomparsi gli artisti e i consiglieri illuminati: i paggi, i cagnolini, sono quelli che mangiano di più e soprattutto (ancora peggio) sono tenuti in grande considerazione. Il loro piatto preferito si chiama appalto, la loro arma si chiama lusinga. E pazienza se dell’isola non hanno la ben che minima idea di sviluppo, basta solo qualche slogan in campagna elettorale, poi tutti insieme nella mangiatoia, pronti ad accaparrarsi pure le briciole. Io invece non ho bisogno di appalti, ma avrei nel mio piccolo un’idea precisa della Sardegna, magari sarà sbagliata, ma ce l’ho, specie sui borghi: la nostra anima. Avevo appuntato dei piccoli pensieri. Per me i borghi sono i luoghi dimenticati, dove bisogna ricollegare il proprio legame con gli antenati ed i posteri. Ma per me la Sardegna è anche un sasso liscio e rotondo raccolto sulla spiaggia, che lanciato in mare si riempie di vita e comincia a saltellare con grandissima gioia. Per me dare vita a qualcosa inanimata, farla morire in mare, che non è un cimitero delle emozioni, ma un luogo sacro che raccoglie tutto il nostro essere, è una cosa straordinaria. Io volevo raccontare questa Sardegna,  farla rinascere e fondere col mare che la circonda. Potrebbe essere un’immagine poetica, un sogno. Forse lo è. Quando affermiamo che i sogni sono solo fantasie commettiamo un grave errore, è proprio il contrario: i sogni sono obbiettivi da realizzare. Per questo, da sardo, volevo stuzzicare la sardità che è dentro ognuno di noi. Ce l’abbiamo tutti e molti non lo sanno. Volevo trasmetterlo questo concetto, glielo detto a Christian Solinas: “Voglio fare una campagna elettorale sulle emozioni, che è decisamente più bella e stimolante, soprattutto più utile”. Uno spunto me lo avrebbe dato la rivoluzione dei pastori, che mi ha profondamente colpito. Gettando il latte per terra i pastori hanno sprecato il sangue delle loro vene, che è bianco. Non tutti hanno colto questa provocazione e l’hanno ridotta ad un prezzo per litro. Ma il sangue bianco ed i pastori per la Sardegna sono molto di più. Salvini disse che avrebbe risolto tutto lui in pochi giorni: un euro al litro. Un ordine per gli industriali, un numero semplice da ricordare. Il dramma è che i sardi gli hanno creduto e non m’interessa se poi non è stato così. Questo era scontato. Sono amareggiato perché, a parte l’elemosina che hanno dato ai pastori, ben inferiore ad un euro, i problemi del latte, del formaggio e della pastorizia sono rimasti intatti, irrisolti. Rimane sempre la Sardegna dove il  tempo si è fermato, un’Africa alla deriva e nessuno che la riporti a terra. Ripenso quindi a quella frase di De Gaulle sul Brasile, ma fatta apposta per la nostra isola: la terra del domani che non arriverà mai. Salvini però la sa lunga, ha capito la frustrazione dei sardi ed ha giocato d’anticipo. Ha avuto il coraggio di dettare una campagna politica dove l’elettore è stato ridotto ad un poveraccio, che ha bisogno di tutti gli aiuti per cambiare la sua vita. Peccato che la Sardegna, per i nuovi padroni, rimarrà sempre quella terra ricordata nei due mesi in estate, perché ha il mare bello e ad Alghero si mangiano le aragoste migliori. Ma a molti sardi non è importato. Se qualcuno vuole cambiare l’isola al loro posto, ecco che in Sardegna viene idolatrato. Salvini ha fatto una corsa straordinaria in questo, a perdifiato per entrare nel vaso di Pandora senza romperlo (illuso!), promettendo l’impossibile. È stata la sua arma vincente, questa è la verità. Matteo Salvini ha trionfato nascondendo il Presidente. E con lui tutti i sardi. Nel vaso di Pandora sono entrati anche i mascalzoni, i Cetto la Qualunque, gente di ogni risma, la feccia popolare, che in queste elezioni si è fatta conoscere ed è diventata protagonista. Ma a comandare sinora è stato uno che con Noi non c’entra nulla. 

MI SONO LASCIATO ESSERE

L’italiano va sempre in soccorso del vincitore? Cosa vera purtroppo. E poi diventano tutti amici quando ti devono porre domande particolari. Ad esempio a me chiedono come abbia fatto a condurre campagne pubblicitarie per un esponente politico di centro, di sinistra e di destra. Io ho sempre risposto che non ho mai votato in vita mia e che non sono mai stato un uomo di partito. Scelgo di collaborare con chi penso che abbia voglia di aiutare la nostra isola a migliorarsi. Spesso sugli uomini mi sono sbagliato, anche con quelli profondamente diversi tra loro come Soru, Berlusconi, o addirittura Cappellacci. Io ho sempre eseguito il mio lavoro con grande passione, perché credo che l’Italia e la Sardegna debbano e possano migliorare con uomini capaci. Che lo faccia uno di destra, sinistra o centro a me poco interessa. Per cui se qualche fannullone mi critica per questo, non me ne importa assolutamente nulla. Ma ora voglio tornare al vaso di Pandora e di tutte le altre cose brutte che sono andate dentro, comprese quelle che riguardano il Presidente Solinas. Prendo spunto da alcune frasi che ha detto su di lui Mario Guerrini, uno dei più valenti giornalisti sardi “Massone, curriculum personale pari a zero, praticamente non ha mai lavorato. Ha usato una laurea fasulla acquisita in Usa”. Sono rimasto allibito, anche per la mia ingenuità nel non essermi informato prima. Di queste vicende si è occupata la Magistratura, ma senza alcuna conseguenza per Solinas. In campagna elettorale è successo pure di peggio. In una foto, accanto a Salvini e Solinas, in conferenza stampa importante, c’erano personaggi che definire poco raccomandabili è un eufemismo. Il vaso di Pandora stava per esplodere. All’interno però, bisogna dirlo, c’era una cosa buona: l’abolizione delle accise. Ma non quelle sulla benzina, come il leader del Carroccio aveva azzardatamente promesso in tv, bensì quelle sulla birra, straordinario regalo alla Sardegna contenuto in un Decreto di questo Governo. I sardi in questo modo potranno ubriacarsi meglio e a buon mercato.

IL SIGNORE È ASSERVITO

Finalmente arrivò il giorno fatidico delle elezioni: il 24 Febbraio. In Sardegna se al posto di Solinas c’era Salvini, al posto di quest’ultimo pareva ci fosse Trump, o il suo sosia. Allo stesso modo in cui il presidente americano si è presentato all’elettorato del profondo sud del proprio paese, il suo emulo Matteo Salvini ha esportato in Sardegna questa tecnica efficace, perfetta per i nostri tempi: venire incontro al desiderio attuale delle parti più deboli e numerose delle classi sociali, che hanno bisogno di sentirsi protetti. È stata infatti “protezione” l’arma e la parola vincente delle ultime elezioni sarde. Inoltre la gente ha bisogno di sentirsi dire frasi aggressive, di immedesimarsi in un progetto, di avere una scusa per dire alla fine “ho vinto”. Esattamente come un tifoso dopo la vittoria della squadra del cuore. Questo Salvini, come Trump, lo ha capito benissimo. Sarà banale e non sarà nemmeno giusto, ma oggi nel mondo le cose funzionano così.

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Dopo la chiusura delle urne uno dei fatti più esilaranti fu la profezia dell’exit pool, che dava i due concorrenti più accreditati, Massimo Zedda del centro-sinistra e Christian Solinas del centrodestra alla pari. L’indomani mattina Salvini (ripeto non Solinas) ha spazzolato qualsiasi cosa che c’era davanti a lui. Tutti erano contenti? Si, tutti contenti. Tutti hanno vinto, ma nessuno ha ottenuto nulla: sulla cultura sarda, sul lavoro, sui trasporti. Vediamo che succederà, la cosa certa è che la Sardegna sarà l’isola privata di Salvini e di qualche suo amico. Ciccioformaggio, lo straordinario uomo delle navi, colui che non si taglia mai la barba per non scoprire cosa c’è sotto, l’uomo corpulento e invisibile, non conterà nulla. I suoi cagnolini mangeranno solo le briciole, la torta se la divoreranno i lombardi.

NÈ COGLIONI NÈ CON GLI ALTRI

Bastano le promesse di Salvini, il senso di “protezione”, le frasi ad effetto ad avere convinto l’elettorato a voltare pagina? La risposta ovviamente è no. Cinque anni di governo di Centrosinistra in Sardegna hanno deluso chiunque. Fortemente. Sanità a pezzi, tanti ospedali chiusi e riduzioni posti letto. Trasporti nel caos, la Sassari-Olbia peggio dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, l’aeroporto di Alghero senza aerei. Sul fronte lavoro anche peggio: precariato e nessuna vertenza industriale risolta, dal polo del Sulcis a quello della Chimica Verde di Porto Torres. Insomma, un disastro, con qualche cosa buona, che non sono riusciti nemmeno a comunicare. Eppure l’ex Presidente Francesco Pigliaru è una persona di qualità, ma è capitato in un posto sbagliato nel momento sbagliato. Il massimo. Il Professore è uomo di riflessione, titubante per carattere, restio a prendere decisioni rapide per questioni difficili, come questo periodo purtroppo impone. Una parola inglese lo definirebbe bene in politica: unfit, inadatto a questo ruolo, con competenze magari per mille altri. Alcuni suoi assessori si sono dimostrati una frana. Arru e Deiana verranno ricordati tra i più scarsi della storia sarda. Massimo Deiana, dopo i danni ai trasporti, è stato addirittura premiato: ora è a capo dell’Authority portuale sarda. È chiaro che i sardi si sono scocciati, votando pure di peggio. Ma in Sardegna (e anche in Italia) non ci sono solo gli aspetti amministrativi a fare incazzare gli elettori, che pur di non votare a sinistra, si farebbero tagliare la mano. Ci sono quegli pseudo dirigenti, nazionali e locali (per fortuna non tutti), che francamente sono insopportabili e rendono la sinistra invisa. Essi hanno spinto milioni di persone (giovani, disoccupati, precari, ceto medio, fasce deboli) verso l’astensione o tra le braccia di Grillo o Salvini. La sinistra di oggi è invece amata dai capitani d’azienda e dalla ricca borghesia. In pratica un mondo che gira a rovescio. Ecco chi sono gli pseudo dirigenti del variegato mondo della sinistra, osteggiati come il demonio. I buoni dirigenti piangono anche per loro e per colpe che non hanno. I Professori. Sono spesso ex sessantottini, da giovani grandi critici del PCI, giudicato troppo di destra. I loro idoli erano Che Guevara o Fidel Castro, ma non sono mai stati nella Sierra Maestra, bensì annidati in posti di prestigio delle Pubbliche Amministrazioni, dai quali pulpiti pontificano. Dividono la società in caste. Chiaramente a guidarla devono essere loro, come certi filosofi per gli ateniesi. Si candidano solo se sicuri di elezione e accettano volentieri cariche, naturalmente ben retribuite. Quando sono a secco di poltrone, propongono tagli a tutti. Meno che a loro. I ma anche. Il loro leader riconosciuto è Valter Veltroni, quello che stava con gli operai ma anche con gli industriali, con Fellini ma anche con Pasolini. I “ma anche” infatti stanno con tutti: con la moglie ma anche con l’amante, con gli spaghetti ma anche con le pennette, con i cacciatori ma anche con gli uccelli. Sono sempre in mezzo e da lì non possono essere schiodati. Gli ambientalisti alle vongole. Soffrono di prurito cronico quando sentono la parola industria. Hanno in genere un lauto stipendio fisso, temono l’inquinamento, ma si fumano due pacchetti di Marlboro al giorno. Viaggiano in SUV e sono i professionisti dei flash mob. Non si mettono neanche il problema che la loro macchina vada a benzina, distillato del petrolio. Le raffinerie per costoro devono stare nel deserto o nei paesi del terzo mondo. In quei posti, senza tutele e diritti, gli operai possono morire come mosche, lontano da occhi indiscreti. La loro parola d’ordine è sviluppo eco-compatibile, una cosa che non vuol dire assolutamente niente. Gli ambientalisti alle vongole sono spesso dirigenti di sezione, contribuendo alla causa. Delle sonore batoste. Lo faccia lei. Quando sono al governo i “Lo faccia lei “ non vogliono essere criticati. E soprattutto disturbati. Il loro leader storico è Piero Fassino, che a Grillo quando lo incalzava rispose “Lo faccia Lei un partito, vediamo quanto è bravo”. Detto. Fatto. Il Movimento Cinque Stelle dopo pochi mesi diventò uno dei maggiori partiti italiani. I salottieri. Ogni paese che vai salottieri che trovi. D’ ideologia di sinistra estrema, svengono alla vista di un meccanico con le mani sporche. Sono bene accolti dalla borghesia, che se li coccolano bene e li votano pure. Visto che sono inoffensivi. Leader assoluto Fausto Bertinotti, parolaio e ora campione di Comunione e Liberazione. Gli analisti. Parola equivoca, ma sono quelli che in TV si sono specializzati nel riuscire a far perdere alla sinistra 2 mila voti al secondo. Prendono per coglione qualsiasi interlocutore con il loro sorrisino di disprezzo. Vivono infatti di certezze e i conduttori televisivi lo sanno, invitandoli in continuazione per fare danni. Leader emergente della categoria Matteo Orfini. I banchieri. Dopo la vicenda del Monte Paschi di Siena (forse anche prima) sono diventati di sinistra. Ricevono aiuti insperati e sono benvoluti da tanti dirigenti rossi, che non hanno nulla da eccepire quando producono disastri e vengono premiati da liquidazioni da nababbo. I banchieri ricambiano e quando vedono tipi come Renzi si commuovono, divorati dalla nostalgia. Gli internazionalisti. Alla disperata ricerca di un leader, appena ne intravvedono uno si buttano a capofitto, prendendo topiche colossali. Hanno amato la Boschi (perché?) e ora Greta, una bravissima ragazzina, ma che ha solo 16 anni. Senza speranza, in fondo rimarranno anch’essi bambini. Gli smentisco. Categoria diffusissima anche a sinistra. Smentiscono cose dette alcuni minuti prima. Smentiscono i loro stessi atti. Smentiscono tutto quello che gli capita a tiro. La loro guida spirituale è stato sindaco di Firenze. E a quanto pare Presidente del Consiglio. A meno di una smentita. Gli avevo detto. Sono perfetti nel commentare e criticare le cose quando sono già avvenute. “L’avevo detto!”. In realtà non avevano detto nulla, perché non gli cavi un pronostico neanche con la pinza. Non si sa mai. Spesso sono giornalisti figli di papà, sovente in TV a commentare i fatti con la loro prosopopea da intellettuali. Criticano tutti, hanno la barbetta e non usano la cravatta: solo una camicia leggermente sbottonata sotto una giacca triste, per incoraggiamento. Come vedete in questo modesto elenco, che potrebbe continuare, mancano elettricisti, infermieri, operai, più milioni di persone. Loro devono sudarsi la  pagnotta, perché a sinistra nessuno li rappresenta.

ERAVAMO UN POPOLO, SIAMO DIVENTATI GENTE

Durante lo spoglio delle schede si assistette a scene tipo Mundial: urla, grida, scene di giubilo. Specie da parte dell’esercito di vassalli, valvassori e valvassini, molti dei quali diventati all’improvviso leghisti. Salvini li aveva protetti e convinti, ma era Christian Solinas l’uomo invisibile, che ufficialmente stava stracciando Massimo Zedda, l’ultimo martire mandato al patibolo dal centro-sinistra, in piena crisi di nervi, di uomini e soprattutto di idee. Ciccioformaggio dopo poche ore sarebbe diventato il nuovo Presidente della Sardegna: l’erede di Mario Melis. Non è una bestemmia: i sardi hanno voluto questo, i sardi hanno voluto Ciccioformaggio. O forse non hanno voluto gli altri. Ma in fondo che differenza fa? Il disprezzo per cinque anni di delusioni ha preso il sopravvento sull’ignoto. Salvini, sempre lui, aveva dichiarato che in un quarto d’ora si sarebbe composta la Giunta. Ci vollero invece tre mesi: record sardo battuto. Dopo la vittoria arrivò infatti il silenzio: Ciccioformaggio si era volatilizzato, Salvini invece lo si vedeva in TV a tutte le ore, intento a fare campagna elettorale da altre parti, sempre e comunque in tutti pagnotta, perché a sinistra nessuno li rappresenta. i posti meno in quello dove sarebbe dovuto essere: al Viminale. Per fortuna. Poi comparve un tale, sempre leghista, il ministro Centinaio, che forse si chiama cosi per confondersi con quel centinaio di ministri giunti sull’isola a promettere e non mantenere. Ebbene, questo Ministro aveva condotto (anche lui) la trattativa con i pastori, che aveva definito sontuosamente “chiusa”. Nella realtà quell’accordo non è altro che un coperchio appoggiato su una pentola ribollente di rabbia, infuocata da decenni di soprusi. Le assemblee dei pastori scontenti di questi ultimi mesi lo dimostrarono. Il problema del latte e della pastorizia ancora incombe, pesante come un macigno, nella disastrata economia sarda. Il ministro Centinaio è scomparso dalla Sardegna. Come Ciccioformaggio, dicevamo. Che zitto, zitto continuava a occupare due scranni (e due stipendi): quello di Deputato e di Presidente della Regione. Tengo famiglia, non si sa mai. Ci vollero sentenze e cannonate per schiodarlo dal doppio incarico, che annunciò due mesi dopo la sua elezione, con la stessa addolorata enfasi di Madre Teresa di Calcutta in visita ai lebbrosi. Finalmente a maggio è stata varata la nuova Giunta, anzi una mini Giunta, perché per gli altri nomi le forze della coalizione si stavano ancora scannando. Ciccioformaggio decretò Assessore al Turismo un suo fedelissimo, un certo Gianni Chessa, anche lui del Psd’Az, un uomo buono e caritatevole, in perenne litigio col vocabolario italiano, che subito mostrò il suo valore di statista assoluto. Ad una affollata conferenza annunciò la creazione di nuovi 5.000 posti di lavoro per tutta la Sardegna. Come? Con la costruzione di decine e decine di campi da golf disseminati in tutta l’isola. Questa sì che sarebbe stata la valorizzazione della nostra cultura. Tutti infatti sanno quanto i nuragici, punici, romani e pastori giocassero a golf ed amassero le mazze. Ma c’era di peggio, per lo meno politicamente. Al Bilancio Solinas ha posto un certo Fasolino da Golfo Aranci, uno che, come narravano i giornali sardi, aveva con l’esattoria un debito di 425.000 euro. Quasi una provocazione. Pare comunque che il buon Fasolino stia risolvendo la sua questione personale e mentre tutti gli chiedevano conto della sua restituzione al fisco, lui vuole che lo Stato restituisca alla Sardegna 285 milioni di euro. Auguri.

NON ESISTONO INNOCENTI, MA COLPEVOLI CHE NON ABBIAMO ANCORA SCOPERTO

Quando Salvini nell’isola non c’è (sparito in pratica dopo la campagna elettorale), ha lasciato per vario tempo un suo amico a comandare: Eugenio Zoffili, 40 anni, proclamato capo della Lega in Sardegna, Deputato e vice burattinaio di Ciccioformaggio è riuscito persino a piazzare tre lombardi come primi funzionari di vari assessorati regionali. Inoltre, dopo avere dettato legge nella formazione della Giunta ha imposto un suo uomo alla guida del Consiglio Regionale: Michele Pais, di Alghero, leghista perché come tanti aveva fiutato il vento giusto. Ma Zoffili da Erba, provincia di Como, si è intromesso in qualsiasi vicenda locale, suggerendo assessori ed uomini a lui legati. Proibito dissentire, chi lo fa è perduto, praticamente espulso. Il bello è che i sindaci gli danno pure retta e si genuflettono alle sue brame. Nel frattempo, giusto per non farsi mancare nulla, l’esponente del Carroccio, nel suo paese natale, Erba, appunto, ha proposto che una piazza venga intitolata ad un gerarca fascista. Bene, uno come lui non solo ci governa, ma ci comanda. E stiamo pure zitti. Ad agosto Zoffili ha lasciato l’isola, verso nuovi incarichi. Non sentiremo la sua mancanza. Il vaso di Pandora nel frattempo si è davvero rotto, ha retto sino che ha potuto, ma la pressione interna era troppo forte. Dal vaso sono usciti tutti: approfittatori, imbroglioni, ignavi, cambia bandiera. Tutti a muoversi come delle trottole, a millantare nei territori amicizie per incassare consensi e prebende. Nessuna idea, nessuna programmazione, nessun progetto. Ognuno si alza la mattina e può spararla grossa: il dramma è che viene pure ascoltato. Dove finirà la mia povera Sardegna? Che cosa diranno dai cieli Enrico Berlinguer, Mario Melis o Francesco Cossiga? Che cosa penseranno di una terra profanata dai peggiori lombardi, per giunta acclamati dal popolo? Non lo sapremo mai. Io in questa vicenda sono stato imbrogliato, fidandomi di gente che non sa cosa sia la parola data od una stretta di mano. Ma questo è il minimo, un piccolo dettaglio in un oceano di guai. Quello che mi dispiace è vedere ancora la nostra terra senza prospettive. Abbiamo un cuore capace di ribellarsi, ma dobbiamo ritrovare lo spirito giusto. Questo è il problema, ma anche la soluzione. Forse.

LA DIGNITÀ VALE PIÙ DELLA VITA

Qualche tempo fa sono stato a Bonarcado, un piccolo paese sardo, di quelli che amo. Nella chiesa ho scoperto una cosa estremamente interessante, una tavola in cui era scritta una preghiera a S. Michele.  Un ruggito lontano di quelli che fanno tremare le vene: “S. Michele Arcangelo, difendici nella lotta: sii il nostro aiuto contro la malvagità e le insidie del demonio. Supplichevoli preghiamo che Dio lo domini e Tu, principe della Milizia Celeste, con il potere che ti viene da Dio incatena nell’inferno Satana e gli spiriti maligni, che si aggirano per il mondo per far perdere le anime. Amen”. Lasciai la Chiesa sperando nell’aiuto di San Michele

SIAMO FOTTUTI DA QUELLO CHE SIAMO: MAI TECCIU

Mai Tecciu è un sibilo. Fu un mio amico ristoratore a farmelo ascoltare la prima volta, appioppandolo ad un politico locale intrallazzone. Mai Tecciu, due parole che valgono più di un capitolo: significano mai sazio, uno che mangia, mangia ancora, non si accontenta mai e vuole mangiare di più. Provate ad immaginare nella vita quanti Mai Tecciu avete incontrato: nella politica, nel lavoro, tra gli amici. Mai Tecciu è vecchio quanto l’uomo e non si estinguerà mai. Ce ne sono diverse razze, ma ognuno di noi ne potrà scoprire delle nuove. Ad ogni modo è sempre lui il protagonista di ogni campagna elettorale.  Mai Tecciu della cultura. Sono quelli che parlano sempre dal pulpito. Dispensano consigli eruditi e poi si perdono in un bicchiere d’acqua. Famosi in questo molti professori sinistroidi, che nella vita non fanno altro che leggere. Senza capire. Il loro gusto della lettura è proprio far sapere che hanno letto. Così possono avere ragione su tutto, mentre il popolo li spernacchia e vota a destra. E loro neanche si chiedono il perché. Mai Tecciu delle cariche. È proprio una malattia, comunissima: a destra, sinistra e centro. Colpisce tutti, dalla metropoli all’ultimo villaggio. Ancora non si è scoperto l’antidoto e le cause che spingono un povero cristiano a candidarsi per 30 anni di seguito in un Consiglio Comunale, a recarsi dallo psicanalista qualora non venisse nominato Assessore, ad effettuare quattro salti in padella (carpiati) appena cambia il vento della politica. Anche per una poltroncina da cento euro al mese. Mai Tecciu delle trattative. Splendida razza. Sono quei politici che scrivono magnifici articoli e comunicati in cui dicono, come suore carmelitane, di non volere niente, nessun posto, nessun assessorato. Nelle trattative sono invece i peggiori ricattatori: minacciano fine di legislature, mancati appoggi e temporali vari se non verranno accolte le loro richieste. I più infidi sono quelli che prendono il 4 o il 5% dei voti e sanno di essere decisivi. Se non sono accontentati alla riunione con gli alleati finiscono con la frase di rito “te lo facciamo vedere Noi”. Nel comunicato finale, con discreta dose d’ipocrisia, affermeranno invece di votare secondo coscienza o ancora peggio secondo i programmi. Per il Presidente o Sindaco di turno è finita. Mai Tecciu per il Popolo. Sono i peggiori. Dicono di scendere in mezzo alla gente (che vuol dire?) e che la politica deve partire dal basso. Il popolo comanda, specie quando li vota, è bue quando vota gli altri. Confondono il benessere collettivo con il proprio. In genere questi Mai Tecciu annoverano tra le proprie file, trasversalmente, una masnada di opportunisti ed approfittatori, pronti per il bene comune a cambiare casacca in un secondo. Al potere rubano più degli altri. Sempre in nome del popolo sovrano. Mai Tecciu quindi non è un soprannome, ma un modo di essere, un modello di vita. A quanto pare contagioso.

L’ULTIMA META. IL CAMMINO DI SANTIAGO DI COMPOSTELA

Questa lunga e disgustosa storia mi aveva tolto il sonno. Una notte, però, mi venne in aiuto un ricordo straordinario della mia vita professionale. Sognai quando, molto tempo fa andai a trovare Walter Molino, l’uomo che disegnava quelle meravigliose tavole della Domenica del Corriere. Gli chiesi quale fosse la sua pagina preferita. Lui mi guardò negli occhi e mi rispose “Ce l’ha di fronte”. Io alzai lo sguardo e vidi Papa Giovanni XXIII che prendeva per mano John Kennedy e da soli s’incamminavano verso un domani che si sperava fosse migliore. Un’immagine poetica, l’icona di due culture che s’incontravano. Paragonai, con un po’ di ribrezzo, questa scena al Presidente Solinas che prende per mano il suo amato cagnolino, di nome Bastianino. Questi due, lontanissimi da quelli disegnati da Molino, ho immaginato che andassero via, da soli, in un viaggio politicamente senza ritorno e senza alcun rimpianto. Invece i cagnolini avevano vinto. Non è vero quindi che la vita da cani sia così penosa



COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

Gavino Sanna è il più famoso e premiato pubblicitario italiano. Ha studiato architettura all’Istituto d’Arte di Sassari ed ha avuto come maestri: Filippo Figari, Stanis Dessy, Eugenio Tavolara, Vico Mossa, Mauro Manca e Salvatore Fara. Per un paio d’anni Gavino a Sassari ha avuto la cattedra all’Università dove insegnava “comunicazione” e all’Accademia di Belle Arti dove insegnava “design”. Ha fatto parte del Comitato Scientifico della Scuola Sperimentale del Cinema dove è stato anche membro del consiglio di amministrazione con: Francesco Alberoni, Dante Ferretti, Giancarlo Giannini e Carlo Rambaldi. In America ha conseguito un diploma alla New York University. Gavino da solo ha vinto più premi che tutte le agenzie italiane insieme. Tanto per ricordare: sette Clio, l’Oscar Mondiale della pubblicità; sette Leoni al Festival Internazionale di Cannes; l’unico Telegatto vinto da un pubblicitario italiano; quattro sono i Golden Pencil dell’Art Directors Club Italiano; due i riconoscimenti dell’International Film Festival di New York; sei Max Award; un Grand Prix italiano; sette Agorà. Gli sono stati assegnati: il Gran Premio Pio Manzù e il Premio Gianbattista Bodoni. Ha vinto due Gold Award all’Art Directors Club di New York e il Golden Pencil all’One Show in America. Sette sono stati gli Andy Award e quattro i Moebius Award di eccellenza. Sassari città lo ha gratificato con il Candeliere d’Oro per aver portato alto nel mondo il nome della Sardegna. Il Comitato Scientifico della Fondazione Lucio Colletti gli ha assegnato il “Temo d’Oro” per la comunicazione. Gavino ha ricevuto: il premio città di Trento, città di Bolsena, città di Nuoro, di Banari, di Oristano, di Cagliari, di Suvereto e di Orani. Il Pericle d’Oro, il premio Internazionale di Houston e quello internazionale Zenias. Le città di Sant’Anna Arresi, Varese, Busachi, Oristano gli hanno conferito la cittadinanza onoraria. La città di Arzana gli ha conferito il premio Porcino d’Oro oscar della gastronomia. Nel 1999 il gruppo sardo di giornalisti sportivi gli assegna il premio “Ussi” per il contributo al mondo dello sport come presidente onorario dell’Amatori Rugby Alghero e per il progetto “Ospedale Gaslini” di Genova con la squadra della Juventus. Nel 2001 gli è stato assegnato il premio “La Maschera Punica”. Nel 2003 lo premiano “Sardo dell’Anno”, la consulta provinciale del volontariato di Sassari gli assegna il premio “il Nuraghe” e Oristano il premio “Maschera della Sartiglia”. Nell’aprile del 2009 la Fondazione Rotary International ha attribuito a Gavino il Paul Harris Fellow. Nel 2017 gli è stato assegnato in Sardegna il premio “Filippo Figari”. Nel 1998 gli viene conferita dall’Università di Sassari la laurea “Honoris Causa” in sociologia della comunicazione di massa e scienze della comunicazione. Nel 1999 Gavino è chiamato dal Presidente Ciampi per realizzare la campagna per il lancio dell’Euro in Italia. Nel 2010 l’Università degli Studi di Ferrara gli ha assegnato la laurea “Honoris Causa” in neuroestetica. Dopo 10 anni trascorsi in America torna in Italia per fondare la Benton & Bowles. In seguito diventa presidente e direttore creativo della Young & Rubicam, l’agenzia più grande del mondo. Nel 1988 Gavino Sanna viene nominato dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga “Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana”. Nel 2009 il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, gli ha conferito l’onorificenza di Grande Ufficiale all’Ordine e al Merito della Repubblica Italiana. Gavino Sanna ha pubblicato 34 libri. Nel 2000 lascia definitivamente l’attività di pubblicitario e dal 2008 si dedica alla sua azienda vitivinicola, Mesa, fondata nel sud Sardegna a Sant’Anna Arresi, oggi partner del Gruppo Santa Margherita.

Il volume non è in vendita

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mercoledì 4 luglio 2018

Doddore Meloni : "La libertà di un popolo val più della mia vita...!"

Doddore Meloni : "La libertà di un popolo val più della mia vita...!

1° Anniversario del martirio per la libertà della patria sarda.

Vaturu Erriu Onnis 
Sa Defenza 



"La libertà di un popolo val più della mia vita...!"
  Doddore Meloni 26 -08-1982 carcere Buoncamino CA

Come l'altr'anno anche oggi l'aria è calda, ricordo, i giorni passati davanti al tribunale di Cagliari a sostegno della sua liberazione, ma, per i domiciliari non hanno portato buon frutto, tante le parole sprecate nei meandri dell'ingiustizia, poi, le solidarietà soffocate o tirate fuori con le pinze dai movimenti che più che indipendentisti sembravano  quelli dei suoi aguzzini assestati di sangue, anziché di confratelli uniti nella lotta di liberazione dal colonialismo vecchio e nuovo della Sardinya...

Nessuna solidarietà è mai giunta alle orecchie di Doddore da parte di quelli lì...

Ricordo il giorno della nostra festa natzionale  " Sa die de sa Sardinya " il 28 aprile 2107, quando nella stessa mattina il patriota Doddore si stava avviando in auto per presentarsi al carcere di Massama , per consegnarsi alle autorità coloniali, ma nel tragitto della tradotta,  è stato raggiunto dalle auto delle forze dell'ordine,  bloccato e arrestato provocatoriamente per  strada prima di giungere a destinazione, il giorno era quello della nostra festa natzionale, ricordiamoci bene tutti quanti amici e patrioti ,  che il potere coloniale non agisce avventatamente e senza motivi precisi e  repressivi simbolici, vista la data,  ma, come a dire che è inutile che ci dibattiamo e facciamo rumore che tanto per loro rimarremmo niente altro che i loro schiavi,  ribadendo che non ci libereremo mai dalla loro morsa autoritaria... ma come insegna Ghandi aspetteremo e vedremo il cambio di rotta.

Doddore non aveva alcuna intenzione di morire, ma ha lanciato un monito non ascoltato , anzi supponiamo che forse è stato  usato contro se stesso , quando afferma " se volete tenermi rinchiuso dovete mantenermi vivo..." parole che si sono rivelate profetiche , in quanto a disprezzo della vita umana da parte delle autorità dello stato occupante italiota, non hanno ascoltato ne sentito,  oppure più concretamente hanno profittato dell'occasione per levarsi un peso come quello di un patriota ingestibile e determinato disposto a tutto pur di arrivare alla libertà?

I giorni passano, le richieste dei domiciliari presentate dal suo Avvocato giacciono sulla scrivania del PM a impolverarsi  , ma nulla tutto è statico, sembra di essere in uno di quei paesi sud americani gestiti dalla malaffare dei narcos, dove le forze della giustizia soggiaciono al volere mafioso... oppure lo sono loro stessi, e senza aver bisogno dei comandi dei narcos?

E fuori dal tribunale di Cagliari tutti i giorni patrioti distribuiscono volantini si incatenano e imbavagliano, raccolgono firme in solidarietà di Doddore , la  protesta contro l'ingiustizia italica è permanente , ma nulla li smuove e fa arretrare il mostro dell'inGiustizia  contro Doddore.

Ricordo che il giorno dell'arresto Doddore poco prima d'essere preso e ammanettato,  mostra il libro di Bobby Sands , il patriota irlandese dell'IRA, e dice " calat Bobby Sands" , ricordiamoci anche che nella rivendicazione di indipendenza degli anni prima dell'isola di Maluentu , con l'instaurazione della Repubblica di Maluentu,  Doddore ha dedicato una delle calette dell'isola al patriota irredentista  Bobby Sands; il libro  ha accompagnato Doddore in tutti i suoi sessantasei giorni di sciopero della fame e della sete, fino all'estremo martirio.

La grandezza del patriota Doddore la possiamo vedere anche nell'azione politica, continua , anche nei tribunali italioti, quando rivendica di parlare nella sua lingua, il sardo,  oltre che in Sardinya anche nei tribunali italiani d'oltremare come in quelli di Brescia ,  dove il giudice  si è trovato spiazzato dal patriota sardo che parlava in limba ed ha dovuto rinviare l'udienza per mancanza di un traduttore  dal sardo.

«A BRESCIA PARLERÒ SOLO IN SARDO» DODDORE MELONI
«Parteciperò all'udienza, ma davanti ai giudici di Brescia parlerò soltanto in sardo». Salvatore “Doddore” Meloni, il presidente del movimento indipendentista sardo Meris, indagato nell'am...ORISTANO. «Parteciperò all'udienza, ma davanti ai giudici di Brescia parlerò soltanto in sardo». Salvatore “Doddore” Meloni, il presidente del movimento indipendentista sardo Meris, indagato nell'ambito dell'inchiesta per il presunto complotto eversivo dei secessionisti veneti, annuncia battaglia in vista dell'udienza che il Tribunale del riesame di Brescia terrà martedì 29 aprile per discutere la richiesta di restituzione dei beni sequestrati nel suo ufficio di Terralba il 2 aprile scorso dai Carabinieri del Ros (telefoni cellulari e personal computer).
«Parlerà soltanto in sardo e chiederà anche la traduzione in limba di tutti gli atti del procedimento che lo riguarda». Lo ha confermato l'avvocato Cristina Puddu, che lo difende anche in questa occasione ricordando che il diritto di Salvatore Meloni all'uso della lingua sarda nei procedimenti che lo riguardano, e quindi anche alla presenza di un interprete, e alla traduzione di tutti gli atti relativi è stato già riconosciuto e applicato dal presidente del Tribunale di Oristano in una causa civile per il riconoscimento del gratuito patrocinio. 25 aprile 2014  lanuovasardegna.

Per vedere la storia di Doddore dobbiamo tornare indietro fino agli anni ottanta , quando,  assieme ad altri patrioti profilava la separazione della Sardegna dallo stato italiano per costituire uno stato libero e indipendente al centro del Mediterraneo, in tal senso esistono documentari video della RAI e molte testimonianze su carta stampata che parlano delle gesta di Doddore e dei suoi compagni indipendentisti di allora e fino ai giorni nostri, la sua reclusione di ben nove anni , con maltrattamenti e torture , vi sono resoconti sul giornale Sa Republica Sarda , un patriota che è stato mosso sempre dall'idea di libertà del popolo sardo e della sua terra, nella sua ultima carcerazione il patriota si è dichiarato "prigioniero politico", e dai comportamenti avuti nei suoi confronti , lo stato italico ha dimostrato che come tale lo trattava sprezzanti del diritto umano del carcerato ad avere la giusta  assistenza medica per evitare quanto poi hanno lasciato accadere con la perdita della sua vita.


Riportiamo anche uno stralcio del comunicato di protesta dell'onorevole Borghezio della Lega al Parlamento europeo a Bruxelles:
COMUNICATO STAMPA : BORGHEZIO PORTA AL  PARLAMENTO EUROPEO IL CASO DI ‘DODDORE’ MELONI, PRIGIONIERO POLITICO NEL CARCERE DI ORISTANO
L’On. Borghezio ha rivolto oggi alla Commissione Europea la seguente interrogazione:
“Detenuto politico nell’UE in sciopero della fame e della sete Salvatore Meloni, figura storica dell’indipendentismo sardo, dopo aver scontato negli anni ’80 in Italia oltre 9 anni di carcere per reati connessi alla sua attività politica di fautore dell’indipendenza della Sardegna dallo Stato italiano, sta ora scontando nel carcere di Oristano (Sardegna) un’ulteriore condanna sempre per reati connessi direttamente o indirettamente alla sua attività politica;
oggi è il 27° giorno dello sciopero della fame e della sete che l’anziano ed irriducibile “Doddore” Meloni sta sostenendo con grave rischio per la sua vita;
la Commissione è a conoscenza di questo caso unico nell’UE di “prigioniero politico” costretto ad un’azione estrema, a rischio della sua vita, per proclamare fino in fondo le sue legittime idee di uomo libero e di patriota dell’indipendentismo sardo?”
On. Mario Borghezio
Deputato Lega Nord al P.E.
Bruxelles, 24.05.2017
Devo dire che ben poche personalità hanno espresso solidarietà umana  e politica al patriota Doddore, poi alla sua morte una massa di ipocriti si sono precipitati a portare solidarietà , quando ormai non serviva più a salvare la vita del valoroso patriota Doddore, su quegli ipocriti, anche se non vogliono sentirselo dire, ricade il sangue versato del martire che a motivo della vostra ipocrita disattenzione cercata,  senza nemmeno dire ne nomi ne cognomi , ognuno di voi attivi nella solidarietà a Doddore sa di quale sorta di pusillanimi parliamo.

Oggi a questi uomini che hanno dimenticato il sacrificio di Doddore, che sono nelle istituzioni, o fuori d'esse, a coloro che nella società sarda umana e democratica, abbiano ancor un sussulto di orgoglio e di amor proprio ,  benché non abbiano nel sangue quel bollore vivificante altruista e  libertario  ma solo quello di poveri ascari al servizio dei colonialisti, improntiamo e ardiamo di ambire di indirizzarli su quanto da NOI additato di seguito ...

Chiediamo alle istituzioni sarde ( RAS, Regione Autonoma della Sardegna e Comuni sardi ): 
L'istituzione della  Festa del Patriota dedicata a Doddore Meloni , da festeggiarsi il 5 Luglio di ogni anno ; 
in tale giorno le bandiere nazionali e istituzionali devono essere issate e tenute a mezz'asta in segno di lutto nazionale, in ricordo di tutti patrioti morti per la difesa e la libertà del popolo sardo;  
in tale giorno devono restare chiuse tutte le sedi istituzionali e si devono tenere delle commemorazioni in ogni comune a ricordo dei patrioti; 
in tale  festività la giornata deve essere  retribuita per tutto il mondo del lavoro di ogni categoria e classe istituzionale; 
si deve inserire il festeggiamento di tale giornata nella storia patriottica del programma di istruzione scolastica fin dalle scuole elementari, nello studio della storia sarda e della lingua.

Questo atto della RAS, crediamo sia, un modo autentico per  ricordare il sacrificio di un patriota come Doddore e dei molti altri che nella storia della nostra terra si sono sacrificati per il bene della nostra patria.





http://sadefenza.blogspot.com/2018/07/doddore-meloni-la-liberta-di-un-popolo.html

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